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Come funziona Casa Santa Elisabetta, un condominio solidale

Si trova a Verona, e ospita donne in difficoltà, da sole o con figli minori, in emergenza abitativa

Casa Santa Elisabetta è un condominio solidale realizzato dalla Caritas diocesana di Verona per ospitare donne in difficoltà, da sole o con figli minori, in emergenza abitativa. È destinato a donne che vengono da situazioni complicate, o a donne che si trovano improvvisamente in difficoltà economica per aver perso il lavoro e non riescono a trovarne un altro.

Il condominio è composto da otto alloggi dove vengono accolti i nuclei familiari: la Caritas incoraggia le famiglie a frequentarsi e avere relazioni di amicizia e reciproco aiuto. Prima di entrare nel condominio le donne si incontrano per conoscersi e firmano unpatto di accompagnamento” che prevede anche la frequenza di programmi educativi che hanno lo scopo di portare entro 24 mesi le famiglie a trovare autonomamente un’altra casa. Oltre al sostegno alle donne, il percorso all’interno della casa prevede inoltre un sostegno ai figli, attraverso programmi con attività culturali, corsi extrascolastici e altre opportunità formative. Al momento nella struttura sono accolte 19 persone (7 donne e 12 minori) di 6 differenti nazionalità.

Le donne e i loro figli arrivano a Casa Elisabetta attraverso i canali di assistenza della Caritas o su segnalazione dei servizi sociali comunali. Nei 24 mesi in cui le famiglie vivono nel condominio la loro accoglienza è considerata in “semi-autonomia”: è infatti prevista la presenza di un operatore che ha lo scopo di facilitare la convivenza fra i gruppi familiari. Con l’operatore collaborano anche nove volontari: insieme organizzano e gestiscono diversi laboratori e attività per le famiglie (12 in tutto), tra cui quelli di giardinaggio, di informatica, di pasticceria, di ceramica, ma anche di aiuto per i compiti a casa e di letture per minori.

La Casa si trova all’interno di un monastero recuperato e trasformato in un condominio grazie ai fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Quaranta anni fa, il 18 febbraio 1984, lo Stato italiano e la Chiesa cattolica firmarono a Villa Madama la revisione del Concordato precedentemente sottoscritto con i Patti Lateranensi del 1929. L’anno successivo la legge 222 del 1985 ratificò tale accordo e disciplinò l’8xmille, eliminando il contributo che precedentemente lo Stato aveva dato per il sostentamento dei sacerdoti (la cosiddetta “congrua”). 

La legge 222 del 1985 stabilì anche le tre finalità per cui la Chiesa cattolica può spendere i fondi dell’8xmille: il sostentamento dei sacerdoti, le esigenze di culto della popolazione (tra cui, ad esempio, la manutenzione del patrimonio architettonico delle chiese italiane) e gli interventi caritativi, in Italia e nei paesi più poveri del mondo.

Per quest’ultima finalità la Chiesa cattolica realizza numerosi progetti ogni anno, cui collaborano non solo religiosi e religiose, ma anche molti volontari. I destinatari di questi interventi sono diversi, raggiunti grazie a azioni di vario tipo: dal sostegno ai poveri e agli emarginati all’istruzione, dall’integrazione all’inserimento lavorativo delle categorie più svantaggiate.

Un altro progetto finanziato con i fondi dell’8xmille alla Chiesa Cattolica è quello dedicato alla formazione dei giovani di Mannar, nel nord dello Sri Lanka. Il paese ha dovuto affrontare una guerra civile trentennale ed è stato colpito da due tsunami negli ultimi 13 anni. In Sri Lanka da decenni opera La Salle Foundation, un’organizzazione non profit che si è impegnata nell’educazione di bambini e i giovani in una situazione politica e sociale estremamente complicata. Sono state fondate nel corso degli anni quattro strutture: La Salle English Medium (scuola primaria e secondaria dove si insegna in inglese e Tamil), La Salle Kids Campus (scuola materna) per bambini, il St. Xavier Boys College La Salle (scuola primaria e secondaria governativa gestita da La Salle) e la residenza per studenti della scuola secondaria della St. Xavier Boys Hostel.

Un’immagine di una scuola primaria di Mannar finanziata dall’8xmille alla Chiesa Cattolica (Cei)
Un’immagine di una scuola secondaria di Mannar finanziata dall’8xmille alla Chiesa Cattolica (Cei)

Sono tutte strutture dedicate a bambini e giovani provenienti da famiglie vulnerabili, il cui sostentamento è rappresentato principalmente dalla pesca: grazie a queste scuole possono essere ospitati e frequentare fino alla scuola secondaria. Con i fondi dell’8xmille a Mannar la Chiesa cattolica ha costruito un ostello e un centro di formazione. La struttura ospita oggi 50 ragazzi e dal prossimo anno ne ospiterà 80: si tratta di ragazzi che provengono da minoranze (la maggioranza di origine “Tamil”, tradizionalmente pescatori), che hanno molte difficoltà nell’accesso all’educazione superiore e a un lavoro dignitoso.

Per scegliere di destinare l’8xmille a progetti come Casa Santa Elisabetta e ai giovani dello Sri Lanka, è necessario firmare per la Chiesa cattolica al momento di compilare la dichiarazione annuale dei redditi. Ogni contribuente può infatti partecipare alla scelta di chi deve beneficiare dello 0,8% del gettito IRPEF, l’imposta sul reddito delle persone fisiche: se la Chiesa cattolica, una delle altre 11 confessioni religiose che hanno sottoscritto un accordo con la Repubblica italiana oppure lo Stato stesso, che li destina a scopi umanitari, sociali o di sostegno all’istruzione.

Sono molte le opere, in Italia e nel mondo, che ogni anno la Chiesa cattolica finanzia grazie all’8xmille. La destinazione dei fondi è rendicontata affinché tutti possano verificare come vengono utilizzati i fondi stanziati grazie alle firme dei contribuenti. 

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