La ricerca sul cancro viene da molto lontano
Già gli egizi cercarono di contrastare la malattia. Oggi la ricerca scientifica può essere finanziata anche grazie ai cittadini
La ricerca scientifica comprende in generale tutte le attività di studio e sperimentazione che permettono di fare nuove scoperte sulla natura, e ancora più in generale di ampliare la conoscenza umana. Spesso il suo funzionamento e i suoi risultati sono però molto difficili da comunicare a un pubblico di non specialisti che generalmente cerca risposte definitive e rassicuranti, mentre la ricerca ha bisogno di cautele e di tempo. Uno dei settori in cui si fa più ricerca scientifica è quello medico: se ne è parlato molto durante la pandemia di Covid-19 quando è stato necessario sviluppare vaccini e cure contro il virus SARS-Cov-2 nel minore tempo possibile.
Uno dei più importanti ambiti di ricerca in campo medico è quella sul cancro: medici e scienziati cercano di capire come funzionano i tumori, per eliminarli e guarire i pazienti. A oggi sono almeno 200 i diversi tipi di tumore identificati e studiati. Anche se non con i metodi della scienza moderna, fin dall’antichità si ricercano modi con cui prevenire, identificare e trattare i tumori. Già nel 1.600 avanti Cristo infatti due papiri egizi contenevano le prime descrizioni del cancro, o meglio di malattie che oggi riconosciamo come cancro, e possibili rimedi. Il cosiddetto papiro Ebers consigliava incisioni e medicamenti (ma anche trattamenti magici) contro tumefazioni infiammatorie e tumori, mentre il cosiddetto papiro di Smith descriveva un trattamento “chirurgico” per tumori non infetti della mammella.
Ancora molto prima della nascita di Cristo, attorno al 400 a.C., Ippocrate di Coo, il medico greco del celebre giuramento, usò per la prima volta la parola che corrisponde al nostro “carcinoma”, derivandola dal greco karkinos (granchio). I romani individuarono e definirono diversi specifici tumori, come ad esempio il “sarcoma”, riferendosi alla malattia che colpiva i tumori carnosi, oggi detti dei tessuti molli. Nonostante i tumori venissero in alcuni casi riconosciuti si era molto distanti da un approccio scientifico alla loro cura: ancora per tutto il Medioevo la causa della malattia (o meglio delle malattie) continuò a essere identificata in un eccesso di bile nera, uno dei quattro umori del corpo (sangue, bile gialla, bile nera e flegma). Secondo la dottrina degli umori infatti il benessere degli esseri umani sarebbe dipeso dall’equilibrio di questi fluidi.
Accantonata la dottrina degli umori, nel diciassettesimo secolo la causa del cancro venne identificata in anomalie del sistema linfatico, mentre nel diciottesimo secolo si cominciò a parlare di cause ambientali, come gli effetti cancerogeni di alcune sostanze, tra cui il tabacco da fiuto per il cancro del naso e la fuliggine per il cancro allo scroto degli spazzacamini. Nel diciannovesimo secolo, grazie anche al perfezionamento dei microscopi e alla possibilità di colorare i campioni di tessuto biologico, si scoprì che le cellule cancerose avevano un aspetto diverso e riconoscibile rispetto alle cellule sane circostanti. Ci furono inoltre i primi importanti studi sistematici sui dati di mortalità per cancro, suddivisi per fasce di età, sesso e occupazione. Ma è con la scoperta della struttura del DNA, e l’individuazione del linguaggio basato sulle sue quattro basi azotate che, tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, hanno preso avvio la biologia molecolare e la genetica, decisive per scoperte importanti in oncologia. In parallelo sono iniziati studi cruciali per identificare gli agenti chimici e fisici in grado di causare direttamente diversi tipi di cancro.
Proprio in quegli anni, in Italia, precisamente nel 1965, nacque l’“Associazione italiana per la ricerca sul cancro”, poi diventata “Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro”. L’associazione senza scopo di lucro, fondata grazie all’iniziativa di alcuni ricercatori dell’Istituto dei tumori di Milano, come il professor Umberto Veronesi e il professor Giuseppe della Porta, puntò su un nuovo modo di fare ricerca, in Italia, come già si era cominciato a fare negli Stati Uniti, cioè chiedendo aiuto ai cittadini per raccogliere i fondi necessari. In quegli anni in cui anche soltanto parlare di cancro era molto complicato – veniva considerata una malattia “innominabile” – AIRC scelse di sostenere i progetti della ricerca oncologica più meritevoli in ospedali, istituti, università e centri di ricerca in tutta Italia.
Attraverso le raccolte fondi pubbliche AIRC in sei decenni ha destinato complessivamente oltre due miliardi e mezzo di euro a migliaia di progetti di ricerca. AIRC sostiene in particolare le idee più innovative di ricercatori esperti e giovani talenti, idee che possono essere presentate tramite bandi pensati per ogni fase della carriera di medici e scienziati. Le ricerche sostenute grazie ai fondi raccolti da AIRC hanno contribuito, tra le altre cose, ai primi tentativi di applicare la chemioterapia a un numero sempre maggiore di tumori e, più tardi, a sviluppare nuovi approcci come l’immunoterapia. AIRC non si è impegnata però soltanto a favore dello sviluppo di trattamenti clinici della malattia. A partire dagli anni Ottanta ha lanciato campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce del cancro, cercando allo stesso tempo di superare il tabù della malattia e fornendo al maggior numero di persone possibile informazioni semplici, chiare e scientificamente fondate. Nel 1995, anche a questo scopo è nata la “Giornata nazionale per la ricerca sul cancro”.
A sessant’anni dalla sua fondazione, nel 2025, AIRC si conferma il principale motore della ricerca indipendente sul cancro in Italia, con oltre 141 milioni di euro di investimenti stanziati a fine 2024. I fondi sono stati destinati a 673 progetti di ricerca, 90 borse di studio e 8 programmi speciali. L’investimento per il 2025 riguarderà più di 5.400 medici e scienziati di quasi cento istituzioni italiane prevalentemente pubbliche (laboratori di università, ospedali e altri centri di ricerca) che potranno portare avanti progetti innovativi per la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Inoltre nel corso dell’anno verranno lanciate nuove iniziative come il “Physician Scientist” il cui obiettivo è offrire un percorso di alta formazione a medici che vogliano avvicinarsi alla ricerca.
Il 25 gennaio inoltre torneranno le “Arance della Salute“, appuntamento di raccolta fondi invernale dell’AIRC che esiste dal 1990. In tremila piazze italiane volontari e volontarie AIRC distribuiranno reticelle di arance rosse (donazione minima 13 euro), vasetti di marmellata di arance rosse di Sicilia IGP e vasetti di miele. Le Arance della Salute sono diventate anche una campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione della malattia attraverso gesti concreti per salute: smettere di fumare, seguire un’alimentazione equilibrata, fare attività fisica e sottoporsi agli screening raccomandati. Inoltre, oltre all’evento nelle piazze con i volontari, negli anni si sono aggiunte nuove attività, come la raccolta fondi nei supermercati in occasione della Giornata mondiale contro il cancro il 4 febbraio, che prosegue per tutto il mese coinvolgendo oltre 60 marchi della Grande Distribuzione e della Distribuzione Organizzata: 50 centesimi di euro per ogni confezione di arance rosse venduta in oltre 11 mila punti vendita in tutta Italia saranno donati ad AIRC.